“Il risultato del sondaggio, in linea con le nostre battaglie sindacali, è inequivocabile e non lascia spazio ad interpretazioni anche perchè arriva in un momento di difficoltà economica - è il commento del presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu che aggiunge –. Il fatto che il 96,5 per cento dei consumatori ritiene necessario che l’origine debba essere scritta in modo chiaro e leggibile nell’etichetta, diventa un impegno per le Istituzioni a introdurla dove ancora manca: dai formaggi ai salumi, dalle conserve ai succhi di frutta fino al latte a lunga conservazione”.
Dalla consultazione emerge anche che per l’89 per cento dei consumatori la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, per l’87 per cento per le carni trasformate, per l’83 per cento per la frutta e verdura trasformata, per l’81 per cento per la pasta e per il 78 per cento per il latte a lunga conservazione.
Inoltre per l'84 per cento dei consumatori è fondamentale che nell’etichetta ci sia il luogo di trasformazione.
Per 8 persone su 10 è decisivo che il prodotto sia fatto con materie prime italiane e sia trasformato in Italia, mentre il 54 per cento controlla che sia tipico, il 45 per cento verifica la presenza del marchio Dop e Igp, e per 3 su 10 conta che il prodotto sia biologico.
Secondo il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba “è giunto il tempo di estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza a tutti i prodotti alimentari. In questo modo si fanno gli interessi dei cittadini, sia di chi compra che di chi produce, limitando e isolando chi naviga in modo subdolo in queste opacità con le frodi alimentari che con la crisi si sono moltiplicate, registrando un incremento record del 277 per cento. Nel 2014 – continua il direttore riferito alle contraffazioni - il loro fatturato ha raggiunto i 60miliardi di euro causando una perdita di circa 300mila posti di lavoro in Italia. Un industria che va sconfitta che sta danneggiando in modo pesante chi lavora seriamente e la salute dei consumatori”.
10 Aprile 2015
Otto cittadini su dieci disposti a pagare di più il cibo made in Italy