Sono le sentinelle dell’ambiente ma anche le prime che ne pagano le conseguenze sia in caso di inquinamento ma anche per le conseguenze dei cambiamenti climatici. È quanto sostiene Campagna Amica Sardegna nella giornata in cui tutti i mercati della rete a km0 dedicano agli apicoltori e alle api con laboratori didattici, degustazioni guidate e tante altre iniziative. Le api oltre che sentinelle dell’ambiente sono le custodi della biodiversità, fondamentali e parte integrante del nostro sistema alimentare – secondo Campagna Amica Sardegna - perché impollinano le piante coltivate che finiscono come cibo sulle nostre tavole. Le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo. Un lavoro – evidenzia Campagna Amica Sardegna - che genera un valore economico stimato in circa 153 miliardi di euro l’anno su scala mondiale, 22 miliardi su scala europea e 3 miliardi su scala nazionale, secondo stime Coldiretti.
“I cambiamenti climatici stanno condizionando pesantemente il lavoro delle api – afferma Franco Anedda, dell’azienda agricola apicoltura Anedda di Villaputzu -. Gli eventi estremi, con il passaggio repentino dal troppo caldo al troppo freddo nel giro di poco tempo, stanno penalizzando le api e la produzione di miele. Le fioriture in questo modo durano molto di meno, anziché un mese solo dieci giorni non dando il tempo alle api di raccogliere abbastanza nettare”.
Le conseguenze sono una produzione di miele più che dimezzata negli ultimi anni. “Quella del 2022 – ricorda Anedda - è stata una annata pessima, soprattutto per il sud Sardegna. Ad incidere è stato soprattutto il troppo caldo, la produzione di miele si è dimezzata (-50 per cento) con punte del – 80 per cento. È stata messa in pericolo la vita stessa delle api, costringendoci anche ad intervenire per aiutarle nell’alimentazione e per l’acqua”.
Negli ultimi anni la media produttiva, a causa soprattutto dei cambiamenti climatici si è notevolmente ridotta. Si è passati da una media di circa 50 kg ad alveare ad un media che varia dai 5 ai 30 kg. “Producendo meno di 30 kg ad alveare – evidenzia Anedda - non si riesce a pagare neppure i costi di produzione”.
“La stagione 2022 è andata bene fino a maggio – conferma Giandomenico Pinna dell’azienda Mieleggiando di Dualchi presente oggi al mercato di Campagna Amica di Nuoro -. Dopo per il troppo caldo la produzione di miele si è più che dimezzata, quella di eucalipto, una delle più importanti, è andata sotto del 70 per cento. Purtroppo tutte le annate apistiche sono condizionate dal clima impazzito, con forti escursioni termiche, gelate improvvise, temperature molto al di sopra della media, siccità”.
Nella mappa interna sarda ad essere maggiormente penalizzato nel 2022 è stato il sud Sardegna mentre gli altri territori alternativamente hanno respirato. D'estate l'oristanese che ha registrato buoni raccolti di miele e in primavera il centro Nord Sardegna (escluso l'oristanese) mentre il resto della Sardegna ha sofferto. “Abbiamo avuto produzioni a macchia di leopardo – dice Orlando Oliva dell’azienda apistica Monte Arci di Terralba che conferma il condizionamento dai cambiamenti climatici -. A inizio estate è andata bene la produzione di miele di asfodelo, male quelle primaverili con cardo e agrumi”.
Tema quello dei cambiamenti climatici messo al centro dell’agenda di Coldiretti Sardegna che anche la scorsa settimana ha promosso una giornata studio in collaborazione con l’università di Sassari, dipartimento di Agraria che ha affrontato il problema a 360 gradi. Coldiretti Sardegna da tempo chiede l’istituzione di un forum permanente sui cambiamenti climatici visto che l’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre ne vive quotidianamente le conseguenze con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo che hanno superato nel 2022 i 6 miliardi di euro a livello nazionale.
Michele Arbau
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