18 Febbraio 2015
Il boom del formaggio sardo

Attenzione alla buccia di banana. L’indiscusso successo del pecorino romano, motivato dai tantissimi esperti del settore secondo diverse teorie, mette certamente soddisfazione per tutto il sistema lattiero-caseario sardo. I fatturati dei caseifici volano, i ricavi dei produttori hanno sfondato la soglia psicologica dell’euro arrivando addirittura a superare 1,10€ e con punte di diamante che è possibile chiudano la campagna 2014 a 1,30 €. È una situazione tanto bella quanto fortunata, non frutto di politiche, non frutto di accordi tra produttori e trasformatori e neanche di accordi tra i trasformatori stessi. I tanti teorizzatori (e gufi) già da quando, a novembre 2013, il pecorino era in crescita sulla soglia dei 7 euro dicevano che subito sarebbe crollato e questo veniva ripetuto mese dopo mese mentre il principe dei formaggi sardi continuava a crescere. Poi il salto epocale del superamento del parmigiano e del grana in una corsa che ha continuato a dare ottimi risultati. Oggi, da profani e non da “esperti”, ci auguriamo che il pecorino romano continui a crescere, ma è proprio per questo che da anni chiediamo la programmazione delle produzioni e un accordo interprofessionale che gestisca in anticipo le partite di latte in eventuale eccedenza. Magari non ci sarà bisogno perché il prezzo del prodotto potrà continuare a crescere, ma perché però, a risultati straordinari, che portano soddisfazione ai caseifici e, finalmente, dignità ai pastori non pensare oggi a diventare protagonisti nel regolare le quantità prodotte affinchè il sistema si stabilizzi in caso di fluttuazioni del mercato? Nonostante la buona volontà reale del consorzio di regolare le produzioni, con multe sulla sovrapproduzione individuale, con questi prezzi tutti accetteranno pure qualche eventuale sanzione e allora il modo più efficace è quello di togliere la materia prima, il latte. Se nel 2013-2014 ci ha pensato la blu tongue, oggi probabilmente occorre intervenire con responsabilità cercando sbocchi extraregionali per il latte in eccesso….anche se la domanda nasce spontanea: ma c’è davvero latte in eccesso, o stiamo producendo più formaggio davvero? Converrà magari pensare di perdere anche qualcosa rispetto alle quotazioni della nostra regione, ma consentire investimenti concreti sulla stabilità del Romano? I ricavi sono aumentati di decine di milioni di euro e in una situazione del genere non possiamo permetterci di lasciar perdere tutti questi denari fondamentali per l’economia della Sardegna; non solo per quella agricola, ma anche per tutto l’indotto che lavora attorno ad essa. È proprio per questo che occorre non scivolare sulla classica buccia di banana: quella situazione in cui si cammina sicuri guardando in alto, senza accorgersi di ciò che accade sotto. Ecco perché è necessario in momenti positivi come questi intervenire con la Regione per rafforzare la capitalizzazione del sistema cooperativo con interventi di ristrutturazione dei debiti, ecco perché è necessario che i pastori possano diventare più solidi finanziariamente per potere affrontare la sfida della qualità. Occorre oggi colmare le grandi difficoltà infrastrutturali della nostra regione su cui le nostre imprese lavorano: la garanzia dell’energia e dei costi di essa per le imprese, le difficoltà dei trasporti con una continuità della merci di cui si è sempre discusso, ma che non si è mai realizzata. Ecco che allora tutti questi obiettivi, insieme a quello della gestione delle eccedenze rappresentano una chiara strategia non per evitare crolli di mercato, ma per gestire in modo moderno un settore strategico per la nostra Regione.
*Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna